Smaltimento dell’amianto, la salute degli operatori

Smaltimento dell’amianto, la salute degli operatori

Se è vero che l’amianto al giorno d’oggi è ancora presente in numerose strutture, sia pubbliche che private, è altrettanto vero che per la popolazione l’entità del rischio – a parte casi eccezionali – è molto ridotta. Diverso, invece, il discorso per gli addetti che si occupano dello smaltimento dell’eternit e della bonifica delle aree interessate: il contatto diretto con materiali che contengono amianto, infatti, si rivela alquanto rischioso, poiché esso è un materiale volatile, le cui fibre possono disperdersi nell’aria con facilità.

Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è che le fibre di amianto si liberano in quantità maggiore nel momento in cui il materiale viene manomesso: ciò richiede, dunque, un’attenzione ancora maggiore da parte degli operatori. Insomma, se per una persona la probabilità di contrarre una patologia connessa con l’inalazione di fibre di amianto cresce con l’aumentare della quantità di fibre inalate, risulta ovvio che è assolutamente pericoloso sottovalutare qualunque tipo di materiale sospetto nei cantieri edili.

Per questo motivo occorre essere in grado di distinguere e riconoscere i materiali che contengono amianto: la concentrazione di fibre nell’ambiente dipende anche dal modo in cui si lavora, visto che per rimuovere l’amianto friabile sono necessarie misure più efficaci rispetto a quelle richieste per rimuovere l’amianto compatto.

Vale la pena, a questo proposito, dare un’occhiata ai possibili valori di concentrazione rilevati in lavorazioni con amianto: per la rimozione di copertura in cemento – amianto con la preliminare applicazione di incapsulante la concentrazione è tra 0 e 20 fibre per litro, mentre in assenza di incapsulante la concentrazione è tra 0 e 120 fibre per litro; per la rimozione di amianto friabile in coibentazioni di impianti industriali o edifici, invece, la concentrazione è tra 0 e 500 fibre per litro con la preliminare applicazione di incapsulante e tra 0 e 10mila fibre per litro in assenza di incapsulante.

I dati parlano da soli: in presenza di amianto friabile è indispensabile ricorrere a sistemi che consentano di contenere l’esposizione all’amianto in misura significativa. Mettendo in atto le misure di prevenzione adeguate e rispettando la sorveglianza sanitaria, gli addetti che lavorano nell’ambito dello smaltimento dell’eternit possono ridurre al minimo la probabilità di ammalarsi di asbestosi e di contrarre un carcinoma del polmone (il che non vuol dire che non si corre il rischio di incappare in tali patologie, ma semplicemente che il rischio è paragonabile a quello corso dal resto della popolazione).

Per quel che riguarda la probabilità di contrarre un mesotelioma, invece, al momento non esistono studi che consentano di distinguere con esattezza la differenza tra i lavoratori che si occupano di bonifica e la popolazione non lavorativa: il rischio, comunque, è molto basso.

In conclusione, che si tratti di lavori di bonifica dell’amianto, di lavori di manutenzione con disturbo dell’amianto o di lavori di manutenzione senza disturbo dell’amianto, è sempre fondamentale adottare tutte le misure di sicurezza possibili per evitare il contatto diretto con le fibre e manomissioni che potrebbero risultare pericolose o comunque dannose, anche per l’ambiente.